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consummata, et assoluta scienza o Platonica, ò Aritotelica, ò da Thomista, ò da Scotista, ò qualunque altra via, come in tanti soggetti moderni su può addur l'essempio? Che cosa c'è se non parole al fine ciantie, argutie, novelle favole, motti, bagatelle, et minutie, che non vagliono a pena quel che vale Buovo d'Antona, o il Piovano Arlotto, se ben la prospettiva esteriore dimostra altramente di quello che si vede? Et perché porre in tavola i nomi di tanti auttori, quasi che ognun non sappia, che tutti non gli havrà visto, ma che uno sarà citato da un altro, et così agevol cosa sia l'allegatione superflua di tanta turba? perché non dar qualch'ordine ancora da persona considerata a tanti suoi mestieri come par che facci il Citolino nella sua Tipocosmia, et come par ch'intendesse di far Giulio Camillo nel suo Theatro, partendo da quella strada commune Alfabetaria, per guadagnarsi almeno in questa parte lodi di giudicioso, et unico intelletto? perché tralasciare anco nelle memorie illustri d'huomini singolari, et espertissimi nelle professioni alcuni forse più segnalati de gli altri, ponendo in Catalogo i mediocri, e scordandosi i nomi de' più gloriosi, et rari in ogni professione? perché non attender parimente alle lode senza descrivere i diffetti noiosi e strani di tutti i professori? Oltra di ciò perché mordere alcuni copertamente, essendo sicuro che anco i motti taciti sono intesi, et oltra il pericolo d'un risentimento martiale s'acquista nome di Zoilo, et d'Aretino presso à Magnati, e Tiranni del mondo? ma questo è quel che preme al mondo più del resto, che non dovea quest'opra di tante cose minime sparsa esser dedicata a cosi gran Signore, come è il Serenissimo Duca di Ferrara, non dovendo l'orecchie di sua Altezza aggravarsi nell'udir tante bassezze, delle quali soverchiamente abonda questo volume, il quale non è forse dedicato a sua Altezza ma più presto sua Altezza a lui, tenendo l'Auttore d'esse intentione (come s'usa) di ricercar qualche honore, o vile dall'Oceano delle gracie, che nel petto di sua Altezza tengono albergo. Non voglio accumulare somma di questa maggiore interno ai demeriti di questa nuova Piazza, forse ai curiosi grata, ma senza dubbio alcuno dalla schiera de' letterati avvilita e negletta stimando che le voci d'huomini saggi e prudenti più che le lodi popolari del volgo debbano essere essaudite nella condemnaggione di quella del vostro prudentissimo, et sapientissimo concistoro. Hor dò fine al mio dire, aspettando l'ira vostra conforme alla giusta accusa mia, et la sentenza eguale alla sciocca temerità di questo.
ON debbono le persone gravi, et gli huomini prudenti, per grandissimo dispiacere che ricevan da altri, donarsi immantinente