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Numi; non sia minore inconvenienza, che questo nostro scrittore, por per l'ode, per gli Hinni, per gli Cantici, et per gli Salmi debiti al sommo Giove, parli de' lenocinij di Venere, delle guerre amorose di Cupido, delle sfrontate impudicitie di Flora, dall'intemperanze grandissime di Bacco, disdicendo questi soggetti tali alla persona sua nel modo istesso. Ma, dato ancora che la materia sia bella, che sia degna, che sia maravigliosa, et c'habbia ogni qualità d'honore in se stessa, non giudicarete voi, che infinite cose sian rubbate da questi, et da quell'altro per tante auttorità sparse in quest'opera? et che la cornacchia d'Horatio, al restituir delle pene, debba restar semplicemente svestita e ignuda? e poi che forma di parole, overo di limatura ci scorgiamo? et che stile elegante è il suo, che possa paragonarsi con la lingua del Pietro Bembo ò del Tolomei, o del Ruscello; da partorirli quella gloria, che i buoni scrittori moderni contendono, per acquistate? se fosse qui Calliope inventrice delle lettere, et de' punti ella saprebbe dir meglio di me quanta copia d'Ortografia cosi latina, come volgare è inserta in tal compositione, et forsi che Scopa ci travagliarebbe dentro gli anni di Nestore, et lo Spauterio si spaventarebbe a ritrovare un'essercito d'accenti, et di punti, che stanno impegolati molto sinistramente nel fondo di questa opra. Ma così avviene a chi vuol partorire avanti tempo, che si forman gli aborti, et ne nascono i monstri horribili da vedere; poi che il nostro gravido scrittore non hà voluto affaticarsi come Latona in Delo, dietro al suo parto, non imitar quel Cinna in nove anni compose la sua Smirna; non seguir'i vestigi di Isocrate, il qual formò il suo Panegirico in dieci anni, ma far come le donne Hebree, che senza balia, o diligente nutrice, son solite à cacciare in un tratto fuori il parto da lor medesime, e perciò non è maraviglia, Sopremi Numi, se a questo corpo dell'opra sua ha congionto due prologhi per capi, come veder potete, essendo tutto il parto sconcertato, et per l'abondanza delle materie, nato questo monstro di due teste, assai ben sciocco, et ridicolo, come la legge de' communi scrittori saprà benissimo discernere, et giudicare. Che gran dottrina poi, dite di gratia, risplende in quest'opra, da pascere, et da cibare gli huomini sodi? et che sorte di eruditione contiene in se stessa da uguagliarla ai dottissimi commentarij di Filosofia, ò Theologia, o d'altre discipline, che alla Stampa si vedono all'età nostra? Si scorge qui forse un methodo scolastico, come quel d'Alessandro de Ales, ò d'Henrico? una profondità Filosofica, come quella di Simplicio, d'Averroè e del dottissimo Aphroditer? una diversità di lingue, come appare in Hieronimo, in Origine, et nel Pico? una universalità nelle scienze, come dimostra Alberto, Raimondo Lullio, Gregorio Tholosano, et altri; uno ingegno profondo, come quel di Boetio, di Archimede, e di tanti altri Mathematici? un spirito elevato, come quel del Ficino, del Barbaro, et del Politiano? una