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cosa indifferentemente; parmi di videre quell'Hippia Sofista, il quale si persuase di saper tutte le scienze, et tutte l'arti, facendo mostra d'un par di scarpe, d'un par di calze, d'un'anello, d'una gemma, di un'ampolla di vetro, d'una coppa di legno fatta da lui, et ragionando del tutto come se fosse stato un Dio di tutte le discipline. Non so se per caso fosse mai suscitato quel Gorgia Leontino cosi audace, il qual si vantò di ragionare all'improviso di qualunque dubbio è questione, che proposta li fosse da' circonstanti. Ma dubito che questo scrittore non sia a guisa di un altro Senetione, che non volea parlare se non di cose insolite, et maravigliose all'orecchie d'altri, et che non segua lo essempio de Empedocle Agrigentino, il qual si gettò nel monte Etna, per far pensare agli huomini, che fosse volato alla volta del cielo. Ma che credete che non habbia fatto un cumulo di tanti auttori da lui cittai a propositi diversi, per mera ostentatione di haver visto quanto un Plinio, quanto un Celio, quanto un Teophrasto Paracelso, et forse più di loro? et che pensare che non dica mille canzoni come han fatto ancora essi? verbigratia la favola di Lucio Cossico Tusdritano, qual Plinio narra de visu, il dì delle nozze in Africa essersi cangiato di donna miracolosamente in maschio. Et quella che all'acque Cutilie si trova una selva opaca, la qual ne dì, ne notte mai nell'istesso luogo si vede, et quella pazzia grossa di Celio, che Budda prencipe de Ginosofisti generasse dal suo fianco una vergine bellissima, et quella più solenne di Theofrasto, che un certo Arcaso atrahesse per via della fantasia senza speculatione alcuna la dottrina, et sapienza de gli huomini al suo intelletto, se fate anco giudicio dell'utile che apporta al mondo quest'opra, io credo che la trovarete sterile più che il mare della sabbia, perché qui non s'insegna il methodo delle scienze, et dell'arti, come è l'ufficio del speculativo, ma si fa una congetie di cose non masticate a diversi propositi, le quali han bisogno d'esser digeste da huomini più forbiti, che non si mostra egli al giudicio di ogn'uno. Oltra che al grado di tale Auttore parmi che fosse molto più opportuno, et conveniente trattar senza alcun dubbio qualche cosa spettante ai sacri libri delle divine leggi, et por lo studio suo nelle dottrine più gravi, et più sode, dando ragguaglio al mondo, ch'egli sia fra gli Ethici un Theologo, e non più presto un'ethnico fra Theologi, come si scopre. Chi dirà mai che fosse honore ai sacerdoti salij, mentre nelle solennità di Marte, ballavano, et saltavano a guisa d'Ebrij? Chi potrà dir con verità, che honorevolmente si diportasse Choreò sacrato al culto di Cibele, vestendo la corazza, et l'arme come se l'ufficio di un sacerdote fosse eguale a quello di un soldato? Chi osarà mai di commendar le pazze Menade, le quali portavano i pampini alla fronte, et il furor nel capo, al tempo sacrificij del Dio Libero? Ma se questo par che non convenisse al religioso culto di cosi alti