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le leggi esser l'anima, et la vita delle città perché, si come un corpo non può viver senza l'anima, così le città non possono conservarsi senza le leggi anzi, (come dice Macrobio nel primo libro de Somni Scipionis) Haec exiguus hominum cetus sine illis esse potest, et nel primo della Politica dice il Filosofo quest'aurea sentenza à proposito. Sicut optimum animalium est homo fructus legis, sic pessimum animalium est homo a lege, et a iustitia separatus et nel primo libro de Secreti, dimostra, che la destruttione delle leggi è la destruttione delle città, dicẽdo, che l'invidia genera la detrattione, e la detrattione l'odio, e l'odio l'iracõdia, l'iracõdia la repugnãza, la repugnãza l'inimicitia, l'inimicitia la guerra, e la guerra la dissolutione delle leggi, e la dissolutione delle leggi la ruina de popoli, et l'esterminio delle città. Così disse anco Senofonte [Senofonte.] nel suo libro della Monarchia, che à ciascun stato è necessaria la legge, per esser'ella non util solamente, et giovevole, ma necessaria al reggimento dell'anima et del corpo. Però il satirico Giuvenale, [Giuvenale.] vedendo la dissuetudine delle leggi del suo tempo essortò gli huomini all'osservanza di quelle, dicendo. Respice quid leges, quid ius, quid curia mandet. Quindi Acicẽna [Averroe.] fu molto celebrato dal Cõmentatore Averroè sopra il 4. dell'Ethica per haver meschiato lo studio delle leggi insieme cõ la filosofia. et quei primi institutori delle leggi furõ tutti riposti nel numero de gli Dei, per cõpensarli del servitio fatto al modo; et di Licurgo particolarmente disse Apolline presso ad Eusebio, che nõ sapeva, se nel numero de gli huomini, o de gli Dei doveva porrlo: à Belo fu da Nino dedicata una statua, come à sacratissimo nume: Minos è constituito da Virg. Giudice dell'Inferno, [Virgilio.] in quel verso.

Quaesitorq; Minos, culpas, et crimina discit.

Solone fu da gli Atheniesi dimãdato Giove, per causa del giovamento grãde, che cõ le leggi porse. Api legislatore de gli Egittij fu dimandato Serapi, quasi massimo di tutti gli Dei per questa istessa cagione; à Platone fu offerto sacrificio per la ragion medesima da tutti i Magi ch'erano in Athene. Et così tutti furon giudicati sapere nõ so che di Deità, per haver con le leggi ordinato i popoli, e dato lor regole, e i precetti di viver giustamente, et honestamente. Per questo M. Tullio [M. Tullio] cõ bellissimo Enconomio celebrò la legge, dicendo. Lex est vinculum civitatis, fundamentum libertatis, aequitatis fons, mens, aĩus, cõsilium, snĩa, ut corpora nostra sine mẽte, sic civitas sine legge esse non põt. Et per dire il vero chi frena i popoli contumaci se non la legge? chi tiene in sesto la pazza giovẽtù se nõ quella? chi stringe il morso ai ribelli, et seditiosi, se non essa? chi castigaa i ladri, chi punisce gli homicidi, chi leva le discensioni, chi prohibisce i scandali, chi vieta i romori, e i strepiti, chi porge la vera quiete à tutti, se non quest'alma e sacrosanta legge? à che modo si rimovono i mali, à che modo s'inducono i beni, se non per ella? come può giovarsi ai bisognosi, soccorrere à gli afflitti, aiutar gli