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universale. | 91 |
Allegat semper pro Cicerone Phocam.
Deh quanto meglio per lor farebbe, che in loro s'adempisse il desiderio di Quintiliano,[Quintiliano.] che diceva. De pedagogis hoc ampliusm ut sine eruditi planè, quam primum esse curam velim, aut se non esse eruditos sciant. nõ essendo cosa più pestifera che la troppa persuasiva di se medesimo. Quindi Cantalicio pur Pedante arguì presontuoso di questa razza con gli seguenti versi.
Ille (parlando di Quintiliano) tribus brumis vix Alpha, et Beta docebat
Tu tribus at pueros mensibus astra doces
Che dirò della sciocca gravità Pedante d'alcuni cõ quel baculo magistrale in mano, con quella toga pelata, che non ha mai visto manco di cinque Iubilei, con quel modo di cantar così le prose, come i versi, con quella comitiva di putti per ogni cãtone, con quei saluti in latino. Avete domini et salute, con quelle riverenze strafoggiate, con quel star su la sua che paiono tanti Tullij in cathedra, con quel leggere affettatamente come fanno, con quel passeggiar per scola a guisa di tanti pavoni, con quel chieder di norme terribile, et impaurire i putti col grido strepitoso, con quelle suasive ai gioveni di seguir le pedate di Sier Prisiano, et di barba Diomede, et caricarsi le braccia d'un buõ Cornucopia, ne lasciar per bezzi il Chatolicon e Papia, e il Mamotretto insieme? che dirò delle corruttele, che molte volte per lor difetto son nelle scuole causate? che dirò delle negligenze intorno ai scolari? che cosa dell'avaritia in sorbir tanti salarij, e tante spese di Communi? che cosa delle scempietà d'alcuni particolari, come di quel Pedante da Bologna, che volendo dare una nova che nella patria sua erano molti banditi, et che portano pericolo, che un dì non uccidessero il Governatore di quella città, disse Pedantescamente. Io verco che per la copia di questi esuli un giorno non venga necato l'Antistite? che dirò di quell'altro che indirizzando una lettera in Padoa, in su la piazza del vino, alla Speziaria della Luna, scrisse. Nella città Antenorea, in sul foro di Bacchio, all'Aromatoria della Dea Triforme. che dirò di quell'altro, che ingiuriando una meretrice, disse. Questa Lupa Romulea hà sempre l'occhio ai locali, ne mai si vede col riso Cithereo, per sin che non è della sua ingluvie omninamente satia. Che dirò di quello, che salutando un'Hoste suo amico, disse con elegante thema. Ave pincerna deifico, salve Maestro de condimenti lautissimi, Dij te adiuvent sacrario di tutti i ferculi opipari? Che dirò do quell'altro, che dimandando a un viandante la vera strada Romea disse con Pedante Latino. Dimmi Delegante viatore qual è l'itinere Germano di pervenire alla città di Romulo? ma non voglio accopiare insieme maggior schiera d'essempi, per non diffondermi, soverchiamente in queste bagatelle Pedantesche, delle quali mi pare havere à sufficienza ragionato.