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scherniti da Luciano Samosatese, qual [Luciano Samocese] beffò in un libretto molto arguto il contrasto loro dell'S et T. consonanti; et da Andrea Salernitano[Andrea Salernitano], il qual con chiara eloquenza descrisse la guerra grammaticale. Son per questo anco notati molti di loro per troppo grammatici in più cose, come Messalla che scrisse d'ogni lettere singolare un particolar libro; il Beroaldo c'ha voluto notare Servio [Messalla.] in cose basse et minime; Lucilio c'ha biasimato Vettio, per haver usato voci Sabine, prenestine, Tosche: Asinio Pollione, c'ha ripreso in Tito Livio un parlar troppo Patavino; un Rhennio Palemone, c'ha proceduto contra Marco Varro alla scoperta per cose di grammatica vilissime; Quintiliano, c'ha cassato Seneca d'haver con minutissime sentenze rotto i pesi delle parole, il Valla, c'ha bastonato tutti i Grammatici suoi antecessori; il Mancinello, et il Poggio, che l'hanno bastonato lui. Oltra che i tanti Pedanti si son ritrovati per le lor male qualità meritamente essosi al mondo, come Domitiano intrattabile et capriccioso che fu precettore in Roma; Orbilio da Benevento al tempo di Cicerone huomo bestiale nel leggere, et insegnare a putti; Rhennio Palemone, che si gloriava le lettere esser nate con lui, et dover morire insieme con lui; Leonida Pedagogo d'Alessandro, qual riferisce Diogene Babilonico [Diogene Babilonico.]haver di vitij empito l'animo di quello, mentre era giovenetto; et quell'altro a cui Crate Filosofo diede de' pugni, per haver insegnato l'ignoranza in luogo della scienza un certo fanciullo, ch'era stato sotto la disciplina sua. Che dirò della mala lingua d'alcuni di loro (servando sempre l'honor de' buoni) i quali cassano Platone di disordinato, Virgilio d'haver scorticato Theocrito, et Homero, M Tullio d'haver parlato con numero turbato, Salustio per troppo affettato, Terentio d'haver mendicato le sue comedie da Labeone, et Scipione, Macrobio di vergognoso et ingrato ingegno, Plinio di mendace, Ovidio di troppo complacente a se stesso? et non perdonano ad alcuno, ma dan sferzate da Aguzzino a tutti senza remissione? che dirò della temerità, con la quale alcuni di loro gloriosetti, et savioli, entrano in campo talhora a far del Tullio con una sentenza imparata a mente di Cicerone a far del Poeta, recitando
Ab Coridon Coridon quae te dementia cepit?
E a far sopra tutto del Theologo, et del scritturista, intendendo il senso alla riverscia per amar troppo la lettera? Che dirò della Prosopeia che spendono alcuni, tenendosi per Idoli della Grammatica, per recitar Perotto, un Cantalicio, lo Spauterio, il Mancinello, Agostin Datho, il Priscianese, Giovanni David Britanno, Adam Traietense, maestro del Bene, il Torrentino, lo Scopa, et altri lor dogmatizanti, co i quali non sanno manco talhora il Janua sum Rudibus del Donato? Onde Cantalicio arguì degnamente Branchita Pedante, dicendo
Dum legis in Cathedra sapiens Branchita Poetas.