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Nel fertil di natura ampio giardino,
Placato il suo cultor vigil destino,
Da ignoti rami eterni frutti ha preso,
Indi né campi fasti cosi sceso
De l'arte, i fior, che 'l buono rendon divino,
E ch'a la terra il fan rivolto, e chino,
Togliendo, un'aureo testo adorno ha reso.
Questo ti porge humil con tutti i pregi
Più degni e cari di Natura, e d'Arte,
Invittissimo ALFONSO il gran Garzoni.
E ben si deve il maggior don tra doni
Del maggior huom che mai vergasse carte
Al maggior figlio a tanti Duci, e Regi.
Son le tante virtù l'arti diverse,
Ch'in mille lochi, in mille tempi aperse
Il vasto mondo, e i chiari ingegni industri.
Fabro è un Garzon, che gli artifici illustri
D'occhio, e di man mirabil Mastro scerse,
E tante aggiunse in un cose disperse,
Perch'in un campo ogni bellezza lustri.
Taccia la fama, e l'altre tombe, e i tempi,
Opre di tante genti, e d'anni tanti,
Ch'etade, e un sol con empia man distrusse.
Questa al suo colmo in pochi dì condusse
Un solo, e già con gloriosi vanti
Di se il mondo empie, e tutti vince i tempi.