Pagina:Garzoni - La Piazza Universale - 1593.djvu/124

84 piazza.

quàm prudens, quàm dissimulator sit eius quod agit, videntur quidem eius verba Simplicia, et quasi innocenti hominis, et rusticani, et qui nec facerem nec declinare norit insidias, sed quocunque prospexeris fulmina sunt. Heret in causa, capit omne quod tetigerit, tergum vertit ut superet, fugam simulat ut occidat. Non dico già che Paolo nelle precedenti parole mentisca da se stesso, ma come savio che egli era che volesse edificare i Corinthi, et confermargli della sua divina dottrina, mostrando ch'insegnava loro più con lo spirito, che con la parola, et più con la carità d'iddio vivificante, che con la scienza del mondo instante. Et che arte (Dio immortale) non mostra egli in quella difesa che fa presso à Festo et al Re Agrippa, quando i Giudei cercavano che fosse condennato? quanta benevolenza da ogni parte cerca di captar da i Giudici? quanto prudentemente, piacevolmente, et moderatamente si purga presso à tutti? che colori, che stratagemi non usa? che argomenti non adduce della sua innocenza? che arte le manca in tal difesa? Et colui che non possederà quest'arte del dire, che riuscita potrà mai fare, se non stroppiata e languida da ogni parte? che cosa indurrà nell'auditore, se non tedio, irrisione, et dispreggio? che essordio, che narratione, che confirmatione, che confutatione, che conclusione, che epilogo potrà mai fare, che stia bene? Chi potrà mai accomodar l'orecchie à persona cosi inetta, che mal comincia, peggio seguita, et pessimamente scioglie, et conchiude? L'imitatione è necessaria nel predicatore, perché imitando i valenti huomini, e accomodandosi al modo lo si fa valent'anch'egli. L'essercitatione massimamente li fa di mistiero nel pronữciare, acciò possa muovere plauso, tristitia, lagrime, riso, ammiratione, benevolenza, odio, spavento, secondo il bisogno, questa è quella che tre volte interrogato Demosthene quod praecipuum esse in Oratore, tre volte rispose. Pronunciatio, pronunciatio, pronunciatio. Con questa mirabilmente mosse Cicerone la mente di Cesare, il quale, essendo preparato à condannar Ligario, si trovò per il suo dire cotanto mitigato, che deposto l'ardore dell'animo, si risolse d'haver pietà del suo inimico, e superato l'ira sua. Con queste sta Hegesia Cirenaico Oratore stupendo quale al tempo suo tanto univamente le miserie humane, che provocò il desiderio di molti appeter volontariamẽte di morire. Con questa Pisistrato fù così raro, et singolare nella città d'Athene, che quantunque havesse c ontrario Solone quel grand'huomo con tutto ciò fù eletto alla somma dell'imperio, mediante l'empito del dire, che singolarmẽte rifulse in lui. Con questa Catone così severo fù pur chiamato in Roma il Romano Demosthene, tãto puote l'eloquẽza di quello appresso un popolo, che fù in tutte le cose nỡ meno superbo, che fiero, et se il predicatore haverà memoria tale, che possa lietamente