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Articolo alla Blackwood di Miss Zenobia
Quale sventura, o mia buona signora
vi ha così privata della vita?
Comus.
Il pomeriggio era queto e tranquillo; ed io mi incamminai per la gentile città di Edina.
Era nelle vie una confusione, un tumulto spaventevole. Gli uomini parlavano. Le donne gridavano. I fanciulli strillavano. I carri stridevano. I cavalli nitrivano. I gatti facevano il sabba. I cani danzavano.
Danzavano? — È egli possibile? — Sì! Danzavano! Ahimè!, pensai, per me è passato il tempo di danzare! I cani danzavano; ed io, io non lo potevo più! Essi saltavano, ed io piangevo! Essi capriolavano ed io singhiozzavo!
Commoventi e mesti pensieri, che non potranno a meno di rammentare all’erudito lettore lo squisito passo sulla convenienza delle cose che si trova al principio del terzo volume dell’ammirevole e venerando romanzo chinese, il Io-Go-Stow.
Nella mia solitaria passeggiata a traverso la città, io avevo due umili, ma fedeli compagni. Diana, la