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a bassa voce, poi lo rilesse ed infine chiuse il libro e mi incaricò, in qualità di confidente, di esprimere al Barone i sensi della sua viva ammirazione per la condotta cavalleresca da lui usata, e, in qualità di padrino, di assicurarlo che la spiegazione ricevuta era la più completa, la più onorevole, la più soddisfacente e la più categorica possibile.

Sorpreso, mi recai dal Barone, il quale ricevette il messaggio come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Dopo qualche frase insignificante entrò nella camera vicina e tornò coll’eterno Lex duelli..... Mi diede il volume e mi pregò di scorrerne un capitolo. Io lessi, ma senza alcun risultato, inquantochè quanto leggevo non aveva ombra di senso.

Restituii l’opera al Barone ed egli lesse il capitolo ad alta voce. Con mia grande meraviglia quello che il Barone leggeva era il racconto burlescamente assurdo di un duello tra due scimmie.

Mi spiegò allora il segreto, facendomi vedere che il libro, quale appariva a prima vista, era scritto sulla foggia dei versi del Du Barton, vale a dire che il discorso era studiato in modo da presentare tutti i segni esteriori della intelligibilità, e fin anche della profondità, mentre poi, nel fatto, era assolutamente senza senso. Per capire, conveniva saltare alternativamente tutte le seconde o terze parole, ed allora si scopriva una serie di corbellature sul duello, come oggidì lo si pratica.

Il Barone mi disse poi, più tardi, che egli aveva apposta fatto tenere, tre settimane prima dell’acca-