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questi signori ed a voi stesso che siete mio ospite. Mi scuserete quindi se, per questa considerazione, mi allontano leggermente dalle consuetudini costanti in simili casi di insulto personale fra gente d’onore, e mi perdonerete il piccolo sforzo che sono per chiedere alla vostra immaginazione. Vogliate favorire di considerare per un istante l’imagine della vostra persona riflessa in quello specchio come lo stesso vivente sig. Hermann. Ciò fatto, io scaglierò questa boccia sulla vostra imagine, e così potrò, in ispirito, se non in realtà, soddisfare al risentimento che il vostro insulto ha cagionato, senza tuttavia usar violenza alla vostra persona.»

E ciò detto lanciò la caraffa piena di vino nello specchio che pendeva in faccia ad Hermann, colpendo, con una mirabile precisione, il riflesso del viso di quest’ultimo, e mandando, com’era naturale, la lastra in mille frantumi.

Tutti si alzarono e partirono lasciandomi solo con Ritzner.

Questi, mentre Hermann usciva, mi disse all’orecchio di seguirlo e di offrirgli i miei servigi.

Obbedii, sebbene proprio non sapessi cosa farmi in una questione così ridicola.

Hermann aggradì la mia offerta con quella sua solita aria presuntuosa ed affettata. Prendendomi pel braccio, mi condusse nelle sue stanze. Io potevo a stento trattenere le risa, ma egli continuava a parlarmi gravemente su ciò che diceva «la natura particolarmente raffinata dell’oltraggio che aveva ricevuto.»