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Ritzner, sempre in cerca di tipi grotteschi, già da tempo aveva trovato terreno favorevole a mistificare nelle particolarità del carattere di Hermann.

Io non pensavo più a ciò, e pur tuttavia m’accorsi che l’amico mio macchinava qualche tiro bizzarro di cui il duellista era l’oggetto.

Mentre il Barone continuava il suo discorso, o, meglio, il suo monologo, io vidi che l’eccitamento di Hermann andava gradatamente aumentando. Infine egli parlò, opponendo un’obbiezione circa un particolare su cui il Ritzner aveva insistito.

A tale obbiezione il Barone rispose seccamente, con un tono cattedratico ed impertinente, terminando la sua replica in un modo che trovai di cattivissimo gusto, poichè in fine non era che un sarcasmo ed una canzonatura evidente all’indirizzo di Hermann.

La manìa di costui prese allora il sopravvento. Me ne accorsi subito dal modo irato e puntiglioso con cui prese a rispondere; infine perdè la testa. Ricordo perfettamente le sue ultime parole:

«Le vostre opinioni — disse — permettetemi di farvelo osservare, signor barone Ritzner von Jung, per quanto corrette in linea generale, fanno, in taluni punti, poco onore a voi ed alla Università alla quale appartenete. Esse sono persino, in parte, immeritevoli di una seria confutazione. Direi anche di più, se non temessi di offendervi (e qui l’oratore sorrise con una certa affabile petulanza). Direi, o signore, che le vostre opinioni non son di quelle che s’ha diritto di aspettarsi da un uomo d’onore.»