Pagina:Garrone-Ragazzoni - Edgar Allan Pöe, Roux Frassati, Torino, 1896.pdf/62


Mai ho conosciuto persona, all’infuori del mio amico, che facesse del mistificare un’abitudine, e che pur tuttavia sapesse sempre sfuggire alle conseguenze naturali dei suoi tiri, mantenendo incolume da discredito il suo carattere e la sua persona. Vivendo di buffonerie sembrava non praticasse che le severità le più austere, e persino la sua famiglia non ha una sola volta associata la sua memoria ad altra idea che non fosse quella della maestà e della dignità.

Durante tutto il tempo in cui Ritzner restò a G... parve che il genio del «dolce far niente» aleggiasse, come un incubo, sulla Università. Non si faceva che mangiare, bere e divertirsi. Le camere degli studenti erano cambiate in altrettante bettole, e la più rumorosa e frequentata era, naturalmente, quella del Barone.

Una notte noi avevamo prolungata la nostra riunione fin quasi all’alba, bevendo ancor più del solito. La compagnia era formata da 7 od 8 persone oltre il Barone e me.

La maggior parte erano giovani di aristocratiche e boriose famiglie, imbevuti di idee le più strampalate sulle questioni d’onore. Da veri studenti tedeschi esponevano le opinioni le più estreme su quanto riguardava il duello. Certe pubblicazioni recentemente giunte da Parigi, e tre o quattro scontri con funesta conseguenza, accaduti in quel torno a G... avevano dato un vigore ed un impulso straordinario a quelle idee alla Don Chisciotte. Perciò la conversazione s’era, durante la maggior parte della notte, aggirata su quel tema.