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Il Paese dei sogni, l’ultima Tule dove si giunge nel sonno...

               per vie buie, dove a frotte
               erran gli angeli del male
               e un dimon che ha nome Notte
               spia da un trono funerale,

è un paese fantastico dove il viatore, traverso un velo, può intravvedere ancora le ombre del passato.

Il Castello incantato è il simbolo della pazzia, il Verme conquistatore il simbolo della morte. La morte affascina sempre Pöe.

Ulalume come Annabel Lee, come Leonora sono Deprofundis sconsolati per un’amata perduta: in For Annie egli si immagina estinto e canta la tranquillità dalla bara poichè la febbre chiamata Vita è passata.

Persino nella Campane la nota funebre non manca ed il poeta dopo aver reso coll’arte mirabile di un contrappuntista il tintinnio dei sonagli delle slitte, e lo scampanio di una festa nuziale, fa tuonare a lugubri rintocchi le campane a martello e le campane da morto.

               Oh! il rintocco ferreo e lento
               della squilla funerale!
                         Che agonia!
               che sottil malinconia
               in quel ritmo sempre uguale!