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loro una febbre ed un ardimento sorprendente, ma li condannerà alla monotonia, e li limiterà in stretti orizzonti. Lo spirito andrà lungi, ma in una sola direzione.

Ed infatti in Pöe noi non troviamo il giuoco dei diversi elementi, la lotta o l’accordo di più idee, il conflitto dei sentimenti e delle passioni, quella riproduzione della vita dell’umanità, di cui ognuno è una specie di compendio più o meno completo.

Qui siamo, al contrario, in faccia ad un solo elemento, ad una sola idea, ad un solo sentimento, ad una sola passione! L’unità, ecco la forza di tutti gli scritti di Edgardo Pöe! ma ecco, con quella, un difetto: l’uniformità.

Tutte le opere sue hanno un’oscura tinta di tristezza e di profonda disperazione. Tutto ciò che è gioia, espansione, splendore, vitalità si offusca ai suoi sguardi.

Le sue pitture sono orribili, desolate; i suoi sogni diventano incubi terrorizzanti.

Malato, egli non racconta che la malattia. I suoi sensi allucinati lo conducono ad amare solo gli odori strani ed i quadri selvaggi; pervertito di gusto, non prova la voluttà che nel dolore, la grazia che nell’epilessia, la beltà che nella stranezza.

La sue novelle hanno un solo motto: L’orrore.

Le sue poesie un solo accordo: La morte.