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ha qualche cosa di febbrile e sembra ad un attacco di nervi. Il riso ed il pianto si alternano, si confondono, l’eccitazione raggiunge il suo maximum. Non c’è più legge; comanda la forza brutale.

Sotto i belletti e le ciprie della civilizzazione e della società, l’uomo dell’istinto appare bruscamente, con un’idea fissa.

Ha egli una preoccupazione incessante e nascosta? Essa si farà strada e l’assorbirà completamente. Ha egli un’ambizione? la mostrerà! Una pretensione? la dirà!... Un dolore, un fastidio? essi parleranno! Ha egli infine una facoltà più sviluppata, una tendenza particolare dello spirito, una maniera speciale di intendere la vita e di considerare gli uomini? Questa qualità, questa attitudine, questa maniera si accentueranno, si faranno largo, sino a cancellare, a schiacciare in lui ed annientare tutte le altre facoltà, tutti gli altri sentimenti.

Si comprende quindi come l’alcool possa diventare, in una certa misura, e per un certo tempo, un metodo di lavoro.

Annichilendo la volontà, forzando al silenzio tutto ciò che non è la facoltà dominante e la preoccupazione incessante, l’ebbrezza faciliterà l’inspirazione.

Ma quale inspirazione!

Essa spingerà, forse, le opere che produce ad un altissimo grado di interesse, comunicherà