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E se nel suo cruccio contro quella società che lo scherniva, se, impotente a combattere i pregiudizi volgari, le false e piccole idee, se, esasperato, lasciava che in lui la poesia suonasse le note più tristi; la ribellione però prorompeva potente ed originale così che la sua opera grandeggia per la bellezza rara, sebbene talvolta sinistra, delle concezioni, e per l’analisi perfetta.

La vasta sua erudizione gli permetteva qualunque tema.

Nelle prose, specialmente in quelle critiche, la satira sferzante fischia e batte i mezzi caratteri, le false posizioni, le ignoranti presunzioni, gli idoli dai piedi di creta.

Disse taluno che la satira è l’espressione dell’ira contro un destino avverso che non si può vincere per forza di armi più valide; ma la satira di Pöe era l’effetto dello sdegno più che del rammarico, più della nausea che del dolore.

Ed il sarcasmo di lui, artista aristocratico, non colpisce il fianco, ma cade dall’alto, inesorabile come la grandine, e si sparge attorno come la mitraglia.

Fu detto scrittore paradossale; ma, all’esame, il paradosso è solo apparente, la bizzarria è sempre scrupolosamente logica.

Forse egli non avrebbe lasciato sì gran mole di scritti immortali se la sventura non lo avesse messo a vivere in mezzo ad una società imbelle,