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fondare una Rivista, ciò che fu il sogno di tutta la sua vita.

Non riuscì, ad onta che all’uopo tenesse una conferenza a New-York.

Un editore gli pubblicò l’Eureka, poema cosmogonico in prosa, trattato di astronomia trascendentale, che non interessò il pubblico.

Intanto la sua salute deperiva ognor più, sicchè ripiombò nel vizio del bere, e visse una vita miserevole senza scopo e senza affetti.

Nel 1848 chiese la mano di una signora, Witmann, ricca vedova, che lo stimava assai, e che forse avrebbe acconsentito a divenirgli moglie.

Ma in seguito a qualche bisticcio, Pöe, addolorato, ricorse al suo ordinario provveditore di forze morali, all’alcool, e dopo aver passato una notte nell’orgia, esaltato sino al delirio, si presentò alla signora come un pazzo.

La signora Witmann lo fece ricoverare e del matrimonio non si parlò più.

Pöe tornò al suo ritiro di Fordham, un piccolo villaggio ove già era stato durante la sua malattia e dove appunto gli era morta la moglie.

Là scrisse qualche novella (nel 1849 Cottage Landor e Hop-frog) e continuò i Marginalia, e continuò pure a bere.

Fu nuovamente e gravemente malato.

Il 30 giugno di quell’anno 1849, ripreso