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XLII.

I moderni riformatori della filosofia che avviliscono l’individuo pel maggior bene delle masse, e la nuova legislazione che interdice il piacere per garantire il benessere, mi fanno tornare alla mente una vecchia legge feudale, la quale, per impedire che venissero turbati i nidi delle pernici, proibiva, sotto pena di ammenda, di lavorare la terra, e di condurre il bestiame al pascolo.

XLIII.

Defoe avrebbe meritata l’immortalità anche se non avesse scritto il Robinson Crusoë.

Pur tuttavia gli altri suoi numerosi ed eccellenti lavori sono pressochè scomparsi agli occhi del pubblico di fronte al grande splendore delle avventure toccate al marinaio di Yorck.

Quale gloria maggiore di quella di cui gode da tanto tempo avrebb’egli potuto desiderare? Il suo libro è diventato un oggetto famigliare in quasi tutte le case della cristianità. Pur tuttavia l’ammirazione universale non fu mai accordata con minore conoscenza e discernimento. Non v’è un uomo su dieci, su cinquecento, che non creda, sfogliando il libro, che nessuna molecola di genio e neppure di talento mediocre sia occorso per scriverlo.

Non si considera il Robinson Crusoë come una opera letteraria.