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e che deve su quello limitare le sue idee, io non posso prestar fede ad una asserzione che mi pare prodotto di uno spirito estremamente prosaico.

Fra le mani del vero artista il soggetto non è che un masso di materia da cui la volontà o la bravura dell’operaio può fare quello che vuole. È la materia che è schiava dell’artista. Essa gli appartiene. Il genio, senza alcun dubbio, si è manifestato scegliendola.

Essa non ha necessità d’essere fina o grossolana in modo astratto; ma precisamente così fina o così grossolana, così plastica o così rigida quanto occorre per l’oggetto che si deve eseguire, o, più esattamente, per l’impressione che l’oggetto stesso è destinato a produrre.

XXXV.

Per conversar bene, bisogna possedere la fredda prudenza del talento: per parlar bene l’ardente abbandono del genio.

Tuttavia vi sono uomini di genio che talvolta parlano bene, tal’altra no: bene, quando non sono stretti dal tempo ed hanno un uditorio simpatico; male, quando temono di essere interrotti, o sono irritati di non potere esaurire il loro soggetto in un solo discorso.

Il genio brilla a tratti. Esso è frammentario. Il vero genio ripugna dall’incompleto, dall’imperfetto. Preferisce tacere piuttosto che dir cosa che non sia definitivamente decisiva.

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