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XXVI.

Non si comprende l’ostinazione dei nostri migliori scrittori a voler parlar sempre del coraggio morale, come se vi potesse essere un coraggio che non lo fosse.

L’aggettivo è applicato erroneamente al soggetto anzichè all’oggetto. L’energia che domina la paura, sia poi la paura di ciò che minaccia la nostra persona o di ciò che minaccia la nostra posizione, non può naturalmente essere che un’energia mentale, un’energia morale.

E poi parlando di coraggio morale s’implica l’idea di un coraggio fisico.

Tanto varrebbe parlare di un pensiero corporale o di un’immaginazione muscolare.

XXVII.

Il numero delle nostre «bas bleu» si moltiplica all’infinito. Bisognerebbe per lo meno decimarle.

Che non vi sia proprio un critico tanto energico da giustiziarne una qualche dozzina in terrorem.

Occorrerebbe, ben inteso, che per far ciò egli si servisse di lacci di seta, come si usa in Ispagna per i grandi di sangue bleu: de sangre azula.

XXVIII.

Nel mondo materiale avvengono dei fatti che hanno una meravigliosa analogia coi fenomeni del pensiero.