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«Quando un generale sulla scena, a Pechino od a Canton, — dice David — riceve l’ordine di partire per la guerra, brandisce lo scudiscio, prende in mano un paio di redini, corre tre o quattro volte in giro, in mezzo ad un frastuono spaventoso di gonghi, di tamburi e di trombe. Poi si ferma, ed annunzia al pubblico che è arrivato.»
XXII.
Il naso del pubblico è la sua immaginazione. È dunque per questo naso che lo si potrà sempre e facilmente menare.
XXIII.
Camoëns-Genua, 1798.
Ecco un volume, il quale per le sue minuscole perfezioni, e per la sua esattezza tipografica potrebbe portare per epigrafe la frase del Corano: «In questo libro non v’è errore.»
Perchè non si può dire errore la semplice spostatura di un O.
Però io sono contento di aver scoperto questo O quanto Colombo od Archimede!
Dopo tutto, poi, che cos’è la scoperta di un continente, o la condanna di qualche orefice?
Non vale forse più un buon O spostato, e tutto un gregge di Arghi bibliomani che non seppero trovarlo in tanti anni!