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del giornalismo, è la fine della dissertazione. Ora ci occorre artiglieria leggera, non pesanti cannoni.

Oltrecciò il patrimonio del pensiero s’è arricchito; abbiamo maggior copia di fatti; v’è più a riflettere.

Vogliamo mettere il maggior numero di idee nel minor spazio possibile, e svolgerle rapidamente.

Da ciò il nostro giornalismo attuale; da ciò anche le nostre «Riviste letterarie».

XVII.

Dite tre o quattro volte al giorno ad un farabutto che egli è un fior di probità, e voi riuscirete a farne, per lo meno, un modello di borghese rispettabile.

Accusate invece un onest’uomo di essere una canaglia, e gli ispirerete l’ambizione perversa di provarvi che non siete del tutto in errore.

XVIII.

Il tiraborse ordinario ruba un portamonete e tutto è detto. Egli non si gloria della somma che il suo furto gli ha procacciato, e non accusa la persona derubata di ladroneccio. Questi sono titoli di preferenza che il ladro comune ha sul ladro letterario. A mio avviso non v’è spettacolo più ripugnante di quello che offre il plagiario pavoneggiantesi, il cuore orgogliosamente agitato pel ricordo di applausi che egli sa dovuti ad un altro.

La purezza, la nobiltà, l’idealità della gloria me-