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XIII.

Un francese, che potrebbe anche essere Montaigne, ha scritto: Io non penso mai, se non quando mi siedo per scrivere.

E appunto questo del non pensare se non quando ci si siede per scrivere il motivo del grande numero di opere mediocri che ci affligge. Forse la citazione contiene più di quanto non sembri a prima vista. Certo, l’atto di scrivere, tende per sè stesso a logicizzare il pensiero; quando io non sono soddisfatto di un concepimento del mio cervello ritenendolo vago, ricorro subito alla penna allo scopo di ottenere, col suo aiuto, la forma, il seguito, la precisione di cui abbisogno.

Quante volte non sentiamo dire che il tale od il tal’altro pensiero è inesprimibile. Io non credo che un pensiero, propriamente detto, non possa essere reso col linguaggio. Credo piuttosto che quando si prova difficoltà a rappresentarlo con parole, vi sia, nell’intelligenza, un difetto o di deliberazione o di metodo. Quanto a me non ho mai avuto un’idea che io non abbia potuto mettere in parole, ed anzi la esprimo con maggior precisione di quella con cui l’avevo concepita.

Come ho detto, il pensiero diviene più logico per lo sforzo necessario a riprodurlo scritto. Tuttavia vi sono certe fantasie di una squisita delicatezza che non sono idee, e per le quali sinora non ho potuto trovare un linguaggio. Adopro la parola «fantasie»