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La scarsità dello spazio è tutt’altro che un inconveniente. Noi siamo per questo obbligati, per quanto esteso sia il nostro concepimento, a rivaleggiare in concisione con Montesquieu, con Tacito (eccettuo l’ultima parte dei suoi annali) ed anche con Carlyle.

In un pomeriggio piovoso, poco tempo fa, sentendomi troppo distratto per mettermi ad un lavoro serio, cercai di togliermi la noia di dosso prendendo, a caso, qualche volume nella mia biblioteca, non molto considerevole, a dir vero, ma abbastanza scelta e svariata. Forse avevo un po’ la testa a rovescio, ma la pittoresca apparenza dei miei scarabocchi attrasse la mia attenzione. Quei commenti, così, in fila disordinata, mi piacquero. Giunsi persino a desiderare che altra mano che la mia avesse così sconciati i miei libri pel piacere di scorrerne le annotazioni. Da ciò ad immaginare che potessero avere un qualche interesse anche per altri non v’era gran strada. La transizione è così naturale, che anche i sigg. Lyell, Murchison e Featherstonehaugh l’avrebbero ammessa.

La grande difficoltà consisteva nello scindere le note dal libro, il contesto dal testo, senza nuocere alla loro chiarezza. Anche colle pagine stampate sotto gli occhi, le mie annotazioni sembravano gli oracoli di Dodona, o quelli del Lionfronte Tenebroso, o, meglio, agli esercizi