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III.
Campane a martello! campane a martello!
Campane di rame!
che orrende
leggende
di stragi e di fame
nel rombo insistente del lor ritornello!
Com’atre, all’orecchio glacial della notte,
ruinando dirotte
a botte su botte,
raccontan la storia del loro spavento!
Ma troppo comprese d’orror per parlare
le tristi, intontite, non sanno che urlare
che urlare!
che urlar fuor di tono!
e in un gareggiare feral col frastuono
del fuoco e del vento,
l’un l’altre s’incitano,
e come a un assalto
s’addoppian; s’invitano
più in alto più in alto!
più in alto!
a spinte, su spinte,
quasi ebbre, nel folle terror d’esser vinte!
di non poter mai,
mai, mai,
trovar pur un eco — pur uno — a quei lai!
E ascolta! Campane! Campane! Campane!
Campane a martello!