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così fatta, sentirà immediatamente che in essa vi è qualche cosa di assurdo, per quanto gli riesca impossibile assolutamente di trovare la causa di questa sua impressione.

Supponiamo lo stesso individuo condotto in una camera arredata con gusto. Egli lascierà sfuggirsi un’esclamazione di sospresa e di piacere.

Una disgrazia, che proviene dalle nostre istituzioni repubblicane, è quella che un uomo che possiede una gran borsa, non ha generalmente che una piccola anima da mettervi dentro. La corruzione del gusto fa il paio coll’industria dei dollari. Più si arricchisce e più le nostre idee si guastano. Perciò non è certo nella nostra aristocrazia che noi cercheremo l’alta spiritualità del salotto inglese.

In questo momento ho davanti agli occhi della mente una piccola camera, senza pretensione, arredata in modo irreprensibile.

Il proprietario è assopito su di un sofà. La temperatura è mite, la mezzanotte è vicina.

Farò uno schizzo mentre egli sonnecchia:

La forma è oblunga; 30 piedi di lunghezza, 25 di larghezza. È questa una forma che permette la maggior comodità pel collocamento del mobiglio.

Non vi è che una porta, poco larga, nel fondo e due finestre dal lato opposto; queste ultime sono larghe e scendono sino al pavimento. Sono molto incassate e si aprono sopra una terrazza all’italiana.

I vetri, color porpora, sono inquadrati in legno di palissandro più massiccio dell’ordinario.

Nello stesso sfondo sono guerniti di cortine di un