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Quegli enormi ed insensati candelabri di vetro tagliati a faccette, illuminati a gas, senza riverbero, che sono sospesi nei nostri saloni più alla moda, possono essere citati come la quintessenza del cattivo gusto ed il superlativo della follia.

La mania dello sfarzo, questa idea, come ho detto, essendosi confusa con quella della magnificenza, ha spinto all’uso generale degli specchi. Si coprono le pareti degli appartamenti con grandi lastre di fabbrica inglese e si crede di avere con ciò fatto qualche cosa di molto bello.

Invece la più leggera riflessione basterà a convincere chiunque abbia occhi, dello sgradevole effetto prodotto da numerosi specchi, specie poi se grandissimi.

Prescindendo pure dalla sua potenza riflessiva, lo specchio presenta una superficie liscia, incolore, monotona, cose queste, sempre ed evidentemente, spiacevoli.

Considerato come riflessione, lo specchio contribuisce grandemente a produrre una mostruosa ed antipatica uniformità, ed il male è aggravato non solo in proporzione diretta del mezzo, ma in ragione costantemente crescente.

Diffatti una camera che abbia quattro o cinque specchi, distribuiti qua e là, è, dal punto di vista artistico, una camera senza forma. Se a questo difetto si aggiunge la ripercussione delle cose riflesse, si otterrà un perfetto caos di effetti discordanti e spiacevoli.

Il più ingenuo villano, entrando in una camera