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morì in grembo dell’aüre tranquille!
     Tutto, tutto svanì, salvo te, salvo
     il tuo sguardo, il tuo spirito nell’alvo
     misterioso delle tue pupille!

Più non vidi che quelle, quelle tue
     pupille, altro non vidi fino a quando
     non tramontò la luna! quale blando
     sogno! quanto incantesimo in quei due

astri e quanto pensier! qualche dolore
     ignoto parea farli anche più buoni,
     quante carezze, quante visïoni
     e quale — oh quale! — oceano d’amore!

· · · · · · · · · · ·

Come la luna si tuffò tra i crocchi
     delle nuvole, lungi, in occidente,
     come una fata tu, soavemente
     dileguasti tra i fiori, ma i tuoi occhi

rimasero! Rimasero! e pur ora
     io li vedo (oh! prodigio senza nome!)
     io li vedo! e ogni dove e sempre come
     due veneri in fulgor, pria dell’aurora.

E. R.