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suo costruttore, il re Davide, era considerata come il punto più fortificato di Gerusalemme, ed era situata sull’alta e scoscesa collina di Sion.

Là, una trincea larga, profonda, circolare, tagliata nella stessa roccia, era difesa da un muro altissimo e solidissimo.

Questa muraglia era interrotta, ad intervalli regolari, da torri quadrate di marmo bianco, la più bassa di sessanta, la più alta di centoventi cubiti d’altezza; ma nella vicinanza della porta di Beniamino essa veniva a cessare, ed in cambio, tra il livello della trincea e la base del bastione, saliva perpendicolarmente una roccia di duecentocinquanta cubiti facente parte della montagna diruta di Moriah.

Per modo che quando Simeone ed i suoi colleghi arrivarono al sommo della torre chiamata Adonì-Pezek, la più alta di tutte le torri che cingevano Gerusalemme e che era il luogo abituale delle comunicazioni coll’esercito assediante, essi poterono contemplare sotto, il campo del nemico da una altezza che sorpassava di molti piedi la piramide di Ceope e di qualcuno il tempio di Belo.

― In verità — sospirò il Fariseo, gettando uno sguardo nel precipizio — gli incirconcisi sono numerosi come le sabbie sulla riva del mare, come le cavallette nel deserto! La vallata del Re è diventata la vallata d’Adommin.

Ed ancora — aggiunse Ben-Levi — tu non puoi mostrarmi un Filisteo, uno solo, dall’Alef, fino al Tau, dal deserto fino alle fortificazioni, che sia più grande della lettera Jod.