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Infatti la Verità richiede troppa precisione, e la Passione troppo abbandono.

(Quelli veramente appassionati mi comprenderanno).

La verità e la passione sono quindi assolutamente contrarie a quella Bellezza, che non è altro, lo ripeto, che l’eccitamento ed il dolce entusiasmo dell’anima.

Ben inteso che da ciò non consegue affatto che la passione, od anche la verità, non possano essere con vantaggio introdotte in un poema, imperocchè esse possono servire a secondare e ad aumentare l’effetto generale, come le dissonanze in musica, per contrasto; ma il vero artista si studierà sempre, in primo luogo, di ridurle a prestazioni favorevoli allo scopo prestabilito e poi di sollevarle, per quanto potrà, in quel nimbo di bellezza che è l’atmosfera e l’essenza della poesia.

Considerato quindi il Bello come il solo dominio del poeta, passai in seguito a domandarmi qual fosse il tono della sua più alta manifestazione.

La risposta fu facile.

Ogni esperienza dimostra che questa intonazione è quella della tristezza.

Infatti una bellezza, di non importa qual specie, nella sua espressione suprema, invita inevitabilmente al pianto un’anima sensibile.

La melanconia dunque è il più legittimo dei tòni poetici.