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gittate con disperazione perchè inadattabili; la scelta prudente, i rifiuti, le raschiature rabbiose e le penose interpolazioni; infine tutti i congegni, i meccanismi, gli spedienti, i trabocchetti, le truccature, i belletti, che, in novantanove casi su cento, costituiscono tutto l’apparato scenico dell’istrione letterario.

Oltrecciò non è facile per un autore il rifare la via da lui seguìta per svolgere completamente un concetto le idee, sorte nella mente alla rinfusa, furono seguìte e scordate nella stessa maniera.

Io però non provo ripugnanza nè difficoltà a richiamare alla mia mente il cammino progressivo, le fasi per cui è passata una qualunque delle mie composizioni e ad analizzarle; e poichè l’interesse di questa analisi e di questa ricostruzione (che io ho sempre considerato come un desideratum in letteratura) è del tutto indipendente dall’interesse reale supposto nella cosa analizzata, così non mi s’accuserà di mancare alle convenienze se svelo qui il modus operandi, mediante il quale ho potuto costruire uno dei miei lavori.


II.


Scelgo il Corvo, siccome uno dei più conosciuti. Voglio persuadere il lettore che nessun punto della sua composizione è dovuto al caso od alla ispirazione, e che l’intera opera ha proceduto grado a grado alla sua soluzione colla rigida logica di un problema di matematica.

Tralascio, perchè non riguardante il poema per