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Quando il Corvo uscì la prima volta, nel 1845, in un numero di febbraio della American Review, era firmato «Quarles». Il poema richiamò immediatamente l’attenzione del pubblico, ma per qualche tempo l’autore rimase sconosciuto.

Põe allora era ricevuto nella più scelta società letteraria di Nuova York, fra gli artisti e gli uomini di lettere che settimanalmente miss Anna C. Linch, celebre autrice, raccoglieva intorno a sè nel suo sontuoso appartamento di Waverley Place, e la parola calda, immaginosa, le eleganti maniere, l’aspetto distinto del nostro autore, affascinavano ognuno e gli cattivavano la simpatia e la benevolenza generale.

In una di queste riunioni, Pöe, richiesto dai suoi ospiti, recitò il Corvo, ed in tal modo egli disse quelle strofe della febbre, dell’allucinazione, della disperazione che l’uditorio, elettrizzato, sentì che egli doveva esserne l’autore.

La paternità del poema fu svelata e la fama del poeta surse più alta che mai.

Un critico americano, il prof. Henry Shepherd di Baltimora, dopo aver assegnato a Põe un posto fra i classici, ed aver collocato il suo nome fra quelli di Milton, di Ben Johnson, di Herrick, di Shelley, di Keats, analizzando il Corvo, così si esprime:

«Nessuna composizione poetica nella nostra lingua raccoglie, come questa, una più ricca, una più armoniosa combinazione di metri e di rime. Ogni singola vocale, ogni singola consonante, ricercata con cura,