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Gli O maiuscoli mancavano, e quando corse al compartimento degli O minuscoli scoprì con terrore che anche quello era perfettamente vuoto.
Stupefatto, il compositore corse dall’impaginatore.
— Eh! voi! — urlò — come debbo fare a comporre senza O?
— Che? — grugnì l’altro, di cattivo umore per aver dovuto vegliare tanto tardi.
— C’è che non ci sono più O, nè grandi nè piccoli, in tutta la stamperia!...
— Che?... e dove sono andati?
— E che ne so io?... però — riprese il compositore — ora che ci penso, ricordo che uno di quei dannati compositori della Gazzetta è venuto stassera a ronzare da queste parti... volete scommettere che ce li ha sgraffignati lui, tutti i nostri O?
— Che il diavolo lo porti! È stato lui certo! — riprese l’impaginatore, rosso dalla collera, — ma si piglino guardia quei birbanti perchè uno di questi giorni andiamo a portar loro via tutte le loro A e tutte le loro Z, a quei tiraborse del demonio!
— Accettato! — approvò l’altro — si farà!... Ma intanto questo articolo bisogna pur stamparlo...
— È lungo? — interruppe l’impaginatore.
— Così, così....
— Facciamo alla meglio! ... Mettete un’altra lettera al posto dell’O e che la sia finita. D’altra parte, chi mai legge le balordaggini del padrone?
— Amen! — conchiuse il compositore, e si pose all’opera.
Un tale contrattempo non è per nulla raro nelle