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bino di Smith come s’ingannasse a partito, lo stupido! Egli s’impegnava, lui, Vaevieni Testaquadra, di far vedere a John Smith che lui, Vaevieni Testaquadra, sapeva comporre, se così gli piacesse, tutto un articolo senza che quella spregievole vocale, l’O, vi figurasse una sol volta; no! neppure una!

Calmatosi alquanto, riconobbe come il far ciò sarebbe stata una concessione al signor Smith.

Niente affatto! Vaevieni Testaquadra non cambierà il suo stile per soddisfare il capriccio di tutti quanti gli Smith della cristianità.

Egli manterrà i suoi O.

Infiammato da questa nobile determinazione il gran Testaquadra fece comparire sul seguente numero della Caffettiera questa comunicazione, semplice, ma recisa:

«Il redattore della Caffettiera delle famiglie ha l’onore di annunciare al redattore della Gazzetta di Onopoli che egli (la Caffettiera) si farà un dovere di convincerlo (la Gazzetta) nel suo numero di domani che egli (la Caffettiera) può e vuole essere padrone del proprio stile.

«Egli intende esprimere il supremo disprezzo che alberga nel suo (della Caffettiera) libero cuore per le critiche della Gazzetta, e comporrà per suo (della Gazzetta) piacere, appositamente, un articolo di una certa lunghezza, nel quale la vocale magnifica, l’emblema dell’eternità, naturalmente antipatica alla sua (della Gazzetta) squisita sensibilità non sarà certo bandita.

«E pigliati su questo!»