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a scegliere la città anzidetta ciò fu nella persuasione che quel paese non possedesse nè giornale, nè direttore di giornale.

Fondando la Caffettiera delle famiglie egli credeva che il campo fosse libero. Presumo anzi che non si sarebbe mai sognato di andare ad abitare Alessandro-il-gran-donopoli ove avesse potuto supporre che in quel paese viveva già un certo John Smith del Comfort (se la memoria mi è fedele), il quale, da lunghi anni, s’era impinguato pubblicando la Gazzetta Alessandro-il-gran-donopolitana.

Fu dunque in seguito a poco esatte informazioni che il signor Testaquadra si trovò un bel giorno ad Alessandro-il-gran-donopoli, o, per farla breve, ad Onopoli, e che, giuntovi, per non mancare alla sua fama di fermezza, decise di rimanervi. Anzi sballò i suoi torchi, i suoi caratteri da stampa, ecc.; prese in affitto un ufficio proprio di faccia a quello della Gazzetta e, tre giorni dopo il suo arrivo, pubblicò il primo numero della Caffettiera.

L’articolo di fondo, m’è forza confessarlo, era assai bellicoso, per non dir peggio. Diceva male di tutti in generale e del redattore della Gazzetta in particolare. Qualche passaggio era anzi così incendiario che da allora ho sempre considerato l’onorevole John Smith, il quale vive ancora, come una specie di salamandra.

Non posso trascrivere qui tutto l’articolo, ma rammento la conclusione:

«Oh! sì! Oh! noi comprendiamo benissimo! Oh! certo! Il giornalista di faccia è un genio! Oh! Dio!