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materia nera, cresputa e ricciuta, che gittai lontano con tutti i segni del più profondo disprezzo. Quella lana cadde in mezzo alle corde e vi restò!

Pompeo non disse una parola; ma mi guardò e sospirò! Gran Dio! quale sospiro! Ebbi rimorso della mia azione e guardai con raccapriccio quella ciocca di peli che pendeva dal cordame, e mi parve vivesse! mi parve fremesse di sdegno!

Non altrimenti l’Happidandy Ilos Aeris di Giava produce un bellissimo fiore che ha vita anche se la pianta è sradicata. Gli indigeni la sospendono con una fune al tetto della casa, e ne godono, per lunghi anni, il dolce profumo.

Giunti alfine tutti nella stanzetta del campanile, ci accorgemmo che non v’erano finestre. La poca luce penetrava da uno spiraglio quadrato largo poco più di un piede ed alto sette piedi dal suolo. Un immenso ingranaggio di ruote e di macchine dall’aspetto cabalistico si trovava di faccia al foro, ed a traverso dello spiraglio passava un’asta di ferro che partiva dal macchinismo.

Fra le ruote ed il muro non v’era che uno spazio appena sufficiente pel mio corpo; ma come salire lassù? Oh! non vi sono difficoltà pel vero genio! Chiamai Pompeo e gli ordinai di starsene fermo, ritto sotto all’apertura, e, salendo sulle sue spalle, riuscii a passar la testa ed il collo attraverso al finestrino. Oh! il meraviglioso panorama! Io mi abbandonai tutta al godimento sublime!

Non mi perderò a descrivervi la città di Edimburgo. Tutti furono ad Edimburgo, tutti conoscono