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L’Altissimo Poeta fu amara vittima di questi partiti, per cui nel suo esiglio dall’amata patria fa dire a Brunetto Latini nel canto 15 del suo inferno

«Ma quell’ingrato popolo maligno
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«Ti si farà per tuo ben far nimico
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«Ed a ragion; che tra li lazzi sorbi
«Si disconvien fruttare il dolce fico

Fatto sta, che alla perfine cadde nel 1534 la Repubblica Fiorentina come caddero tutte le altre Repubbliche Italiane, e i Duchi, i Granduchi, l’Imperatori e i Re signoreggiarono, dominarono, tiranneggiarono sino a questi nostri giorni felici, l’Italia.

Ciò non pertanto per dar lode al vero anche nei tempi dei travagli italiani fiorirono nella nostra Toscana le arti e le scienze. Dante Alighieri fiorì in quei torbidi tempi; Guido d’Arezzo Benedettino dette in quei tempi le regole al canto ed alla musica trovando le note della Gamma; Cimabue, Giotto, Arnolfo di Lapo, Niccola Pisano, Bartolommeo da Pisa e Guido da Siena illustrarono la nostra Toscana.

Con questo cenno storico Etrusco Italiano noi abbiamo avuto in animo di mostrare, che le disunioni italiane, le rivalità, le gelosie e le discordie hanno rovinato la nostra bella Italia e posta sotto barbara servitù per lunghi e ben lunghi anni.

Che se dopo tanti sforzi, dopo tante prove, dopo tanto sangue, dopo tante rivoluzioni siamo alla perfine giunti a riconquistare la nostra libertà, la nostra indipendenza Italiana sotto il vessillo del Magnanimo Re Galantuomo Vittorio Emanuele, è necessario mantenersi concordi per conquistare quella unità Italiana che tutti i cuori ben fatti italiani ardentemente sospirano.