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scacciar dall’Italia Federigo Barbarossa, che voleva compensare in Italia le perdite in Alemagna sofferte; per cui fu firmato il famoso trattato di Costanza che tolse ogni diritto a Federigo in Italia e solo gli conservò alcune sue possessioni.

Ecco, o signori, l’effetto delle disunioni italiane, delle discordie, delle nostre antiche gare e municipali rivalità. Guerre all’esterno, guerre all’interno, lotte feroci tra partiti e partiti, saccheggi, esili, massacri fraterni non mancarono mai in quei tempi infelici.

Voi rammentate bene, o Signori, meglio di me la famosa battaglia della Meloria sostenuta dai Pisani contro la Repubblica Genovese. Battuti i Pisani presso Faleria in Sardegna dai vascelli Genovesi, armarono una flotta considerevole, il cui comando fu dato al Conte Ugolino della Gherardesca di Pisa. Una battaglia terribile, sanguinosa s’impegnò tra le due potenti rivali. L’azione fu lunga e calorosamente combattuta dall’una e dall’altra parte; ma alla perfine la vittoria fu per i Genovesi, i quali fecero un immenso bottino e imposero dure leggi ai Pisani.

Che ne avvenne poi per le nostre rivalità cittadine, municipali?

Firenze colse il destro di questa sventura Pisana, e corse alla vendetta inviando numerose truppe contro la battuta Repubblica, per cui la gloria Pisana rimase quasi annientata e distrutta.

Ora per compire questo quadro storico sulle sventure d’Italia sofferte nel medio Evo, voi dovete, o Signori, rimembrarvi che il Conte Ugolino erasi fatto Padrone di Pisa con l’aiuto di Ruggero degli Ubaldini Arcivescovo di quella città.

Ma questo Arcivescovo posto nell’inferno da Dante tra i traditori, tradì il Conte Ugolino accusandolo alla Repubblica di duplice tradimento per aver ceduti diversi Castelli alla repubblica Fiorentina.