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PROEMIO.


Sul declinare di giugno del 1848 il popolo Lombardo, disingannato dagli effimeri trionfi delle armi regie intorno al quadrilatero: venuto a cognizione del continuo ingrossare dell’Austriaco all’agognata riscossa; accortosi, un po’ tardi, della penuria d’uomini atti a guidare lo sbattuto naviglio della testè conquistata indipendenza: misurò con giustificata trepidanza il pericolo d’un generale rovescio e quindi del ritorno dell’abborrito oppressore.

E ne aveva ben d’onde. Poichè l’esercito regio, travagliato dalle moltiformi peripezie di parecchi mesi d’assedio intorno alle inespugnabili fortezze, frustrato nelle prime sorridenti speranze di facile vittoria, demoralizzato dalla sempre più rivelantesi incapacità de’ Condottieri, sentiva menomata, sfiduciata l’anima al segno che, da baldo aggressore qual s’era in sulle prime spiccato dal Regno Subalpino, dopo varie scaramuccie e battaglie non sempre felici, assunse a poco a poco le sembianze e l’attitudine di aggresso che si para a difesa.