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ha un’arma e può brandirla, e non lo fa, è un vile. Chi v’impedisce di adoperarvi per la salvezza della Patria, è un traditore».
Ciò detto, lasciò il Palazzo Municipale, e si diresse a Biumo Superiore, dove nella villa del duca Litta fissò il suo quartiere generale. Durante la notte Varese fu splendidamente illuminata e volontari e cittadini fecero insieme gazzarra, sorbendo e libando le ultime goccie al calice della fuggente libertà.
Nel breve periodo di sua sosta in Biumo, il Generale fu costretto a due durissime necessità: la prima quella d’imporre una taglia, all’uopo di sostenersi in rivolta, ai Varesini facoltosi, sospetti di tenerezza per l’Austriaco: la seconda, quella di far passare per l’armi un villico, indiziato ed accusato di spionaggio al nemico.
Il qual nemico, deciso di farla finita colla rivoluzione, spegnendo l’unica sfavillante fiaccola sopravvissuta alle tenebre omai dominatrici, spiccò contro il valoroso Duce tre poderose colonne destinate, l’una a muovere su Como, la seconda su Varese, la terza su Luino1. Loro piano era quello evidentissimo di porsi fra Garibaldi e Lugano per tagliargli la ritirata tanto pel Piemonte, quanto per la vicina Svizzera.
Avvertito il Generale del sopraggiungere del nemico, si diresse coll’intera colonna ad Arcisate, d’onde distaccò Medici, avviandolo col suo battaglione verso Viggiù. Appena giuntovi, ricevette nuovo ordine di portarsi immediatamente contro un corpo d’Austriaci comandato dal generale D’Aspre, che si avanzava guardingo verso di lui. A tale intento Medici occupò co’ suoi 300 uomini Cazzone, Ligurno e Ròdero: piccoli villaggi formanti un triangolo, preparandosi imperterrito a sostenere colle armi le prese posizioni.
Contemporaneamente Garibaldi, deludendo le scolte nemiche, aveva coi suoi abbandonato l’ingresso della Valgana e per linea traversale da Bregazzano a Sant’Ambrogio, pas-
- ↑ Fra i prodi che in quella fazione perdettero la vita l’autore di queste Memorie ricorda con una lagrima il giovine pittore Azzolini, altrettanto ardito e valoroso soldato, quanto cordialissimo e gioviale amicone.