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tova, dello sterminio de’ prodi Romani e Toscani, delle codarde capitolazioni, il popolo non vuol più inganni.

Egli ha concepito la sovrana sua potenza, la provò e vuole conservala a prezzo della vita; ed io ed i miei compagni che ne avemmo fiducioso mandato, che l’accogliemmo qual dono il più prezioso che potesse a noi largire il Supremo, noi vogliamo corrispondergli come ne spetta. Noi vagheremo sulla terra che è nostra, non ad osservare indifferenti la tracotanza de’ traditori, nè le straniere depredazioni; ma per dare all’infelice e delusa nostra patria l’ultimo nostro respiro, combattendo senza tregua e da leoni la guerra santa, la guerra dell’indipendenza italiana1.

Castelletto 13 agosto 1848.
Firmato Garibaldi».


Fatto affiggere e diramato il suesposto appello a generosa rivolta, il 14 di notte, fè levare il campo e si portò co’ suoi prodi ad Arona. Colà, impadronitosi de’ due battelli a vapore destinati al servizio del lago, non che di altre tre piccole barche, vi fece montare uomini, cannoni e cavalli, e così in ordine di battaglia, si cacciò sulle acque — dominatore del Verbano. Intenzionato qual’era di riporre il piede sul suolo Lombardo, e di cimentarsi a novelli conati, prima di vilmente deporre le armi, solcò fino a mezzo il lago approdando a Luino.

Sbarcatavi la propria colonna la mattina del 15, sentendosi alquanto abbattuto, perchè visitato da febbre intermittente, si riparò all’albergo della Beccaccia, ove chiamato a sè il fido Medici, amorevolmente gli disse: «Ho assolutamente bisogno di un pajo d’ore di riposo, prendi il mio posto e veglia su di noi. Ho sentore che i Tedeschi, saputo il nostro arrivo, verranno a ronzarci d’intorno. Alla prima chiamata io sarò con voi altri».

Medici, appostate due sentinelle sulla porta dell’albergo, accampati i soldati fra il ponte ed il borgo, spedì perlustra-

  1. All’amico mio Pietro Perelli, intimo di Garibaldi e di Medici, vo debitore di questo prezioso documento storico, da lui gelosamente conservato e custodito, anche attraverso alla sciagurata epoca della poi ripristinata e decenne dominazione Austriaca.