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tu in quell’istante per la prima volta udita in minaccioso suono quella vibrata e metallica voce gridare ai mal capitati «Con me non si fugge, carogne! con me non si fugge! È giunto il momento di misurarci col nemico!... è giunto il momento di batterci.... rientrate nei ranghi.... serrate le file!....»

Quasi contemporaneamente a quelle intimazioni, s’udirono partire dalla coda della distesa colonna alcuni spari di fucile, che tenuti sul subito casualità inerenti a quel primo scompiglio, si seppe dappoi esser stato l’effetto di precipitata e forsennata fucilazione di due innocenti allarmisti, rei d’aver buttata e sparsa intempestivamente fra le schierate file la notizia della pur troppo già sottoscritta Capitolazione1.

Novella prova codesta che all’umana natura ripugna prestar fede ad annuncio, fatalmente destinato a tornarle dannoso o sgradito.

Cessate le detonazioni, ricomposti i ranghi, ne seguiva ansioso silenzio, commisto a indescrivibile trepidazione.

Trascorsa così un’ora circa d’inutile aspettativa, il Generale che, animato da speranza e da brama di prossima pugna, era corso in su in giù nel frattempo verso gli sbocchi della bella borgata, quasi a sfidare l’atteso nemico, conscio forse della verità delle diffuse notizie, e desideroso di mettere al sicuro da qualsiasi notturna sorpresa da parte delle scorrazzanti orde Austriache i suoi volontari, diè ordine di subita ritirata su Como. Cambiata quindi testa di colonna, l’avanguardia trovossi a funzionare da retroguardia; perchè in essa e nel suo Capo fidava tranquillo il Generale, nella temuta eventualità di inseguimento e di sorpresa alle spalle.

Quella marcia fu delle più disastrose fin’allora toccate alla fida coorte; vuoi perchè pochi avevan potuto fornirsi di commestibili e riaversi così dalla già lunga corsa del mattino, vuoi per l’invadente oscurità della notte, vuoi pel rammarico e lo scoramento che tutti aveva invasi fino alle lagrime, il pensiero delle famiglie, dei parenti, della disgraziata

  1. Altrettanto avveniva in quel medesimo pomeriggio nella sventurata Milano. Gli imprudenti ed angosciati propalatori del già consumato abbandono della infelice città alle orde vittrici, divennero bersaglio all’ira degli increduli, alle sevizie della disperazione.