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immediatamente, per accorrere in ajuto della già minacciata Capitale Lombarda. E, quasi a conferma dell’annunciato pericolo, nella notte d’apprestamento alla precipitosa retromarcia, dalle alture dell’ospitale città sorella si vedevano verso Cassano d’Adda luccicare i fuochi, che venivano interpretati opera dell’esercito invasore.
Ma l’imprevidenza, il tentennare dei novelli reggitori della pubblica cosa, e il destino svoltosi ormai sciaguratamente avverso alla causa italiana, concorsero a far sì che questa suprema chiamata del prontissimo Duce riuscisse tardiva: ciò che mi propongo provare col seguito del mio racconto.
La notte adunque dal 3 al 4 agosto fu spesa in febbrili apparecchi di marcia retrograda alla volta della sventurata Milano. Coi primi albori la giovine Legione, fatta già gagliarda di oltre 5 mila uomini, abbandonò i rispettivi quartieri nei quali era stata accasermata, per concentrarsi nella più ampia piazza della città. Colà Mazzini, che in que’ supremi momenti, accorso da Milano, aveva ripreso il suo posto di portabandiera nella Legione, le fece sprecare, a dir vero, un po’ di quel tempo così prezioso e richiesto dalla iniziata marcia, per declamarle, da un balcone di casa Camozzi, generose parole tendenti ad incitarla. ... al già da essa agognato cimento. Tal che soltanto verso le 8 mattutine l’alacre e giubilante colonna si rimise in cammino e, tenendo strategicamente la linea bergamasca al di qua dell’Adda (che passò a Brivio), divorato il terreno separatore, in mezzo alle festevoli acclamazioni dei terrazzani accorsi a plaudirla, verso l’una pomeridiana si ricoverò dai cocenti raggi del sole, stanca ed affievolita, nel Comune di Merate.
Quantunque incalzasse il bisogno d’altra rapida marcia per portarsi a Monza, e di là, col mezzo della ferrovia, alle minacciate mura della già scompigliata e costernata Milano, pure il Generale stimò necessario di concedere ai militi qualche ora di riposo; impartendo però severissime disposizioni perchè nessuno si sbandasse, ond’essere tutti parati al primo appello.
Dopo le 3 pomeridiane squillò nuovamente il segnale della partenza; e la rifocillata Legione s’avviò ancor più lieta e più festante del mattino al seguito dell’infaticabile e sempre più meditabondo suo Duce, che di pochi passi le