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76 primo periodo.

Siccome il sentiero che sì percorreva era strettissimo e tagliato in foltissima selva, il nemico, indigeno e perciò peritissimo dei luoghi, sceglieva i siti più scabrosi per imboscarsi; irrompeva con furia e grida tremende su di noi, mentre dalle parti più folte ci fulminava a fucilate. Eppure tanta paura incutè in quei montanari l’intrepido contegno nostro, che un solo cavallo morto noi avemmo e varie ma leggere ferite agli individui. Giungemmo al quartier generale in Malacara, distante dodici miglia da Porto Alegre, ove si trovava il presidente Bento Gonçales, allora generale in capo.


Capitolo XXV.

Combattimento di fanteria.


L’esercito repubblicano era in preparativi di marcia quando noi lo raggiungemmo. Il nemico, dopo la perdita della battaglia di Rio Pardo rifattosi in Porto Alegre, n’era uscito agli ordini del vecchio generale Giorgio ed aveva preso stanza sulle sponde del fiume Cahò, protetto da’ suoi legni da guerra con numerosa artiglieria e rinforzato da buon nerbo di fanteria, aspettando la giunzione del generale Calderon che avea riunito nella campagna un numero di cavalleria non indifferente, venendo dal Rio Grande.

L’Impero, con tutti i mezzi di corruzione di cui poteva disporre, non mancava d’aderenti nella provincia del Rio Grande, paese ove si può dire come nel Rio de la Plata che gli uomini nascono a cavallo, ed ove lo stesso spirito cavalleresco fa bellicosi gli abitanti. Ma non tutti gli uomini, per cavallereschi che sieno, resistono alle indorature, ai titoli, ai ciondoli, e soprattutto all’onnipossente metallo.

Lo stesso difetto che abbiam notato sopra, cioè la repugnanza dei Repubblicani a star riuniti sotto le bandiere quando non era presente il nemico, facilitava tali mosse allo stesso; e quando il generale Netto, che