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72 | primo periodo. |
battimento fu terribile per operosità, privazioni e disagi; ma si combatteva, e quell’idea soverchiava ogni altra. Ma nella foresta, ove mancava il consueto alimento, la carne, ed ove altro da mangiare non si trovava, era un affare serio: stemmo quattro giorni senza trovare altro cibo che radici di piante. Sono indescrivibili poi le fatiche da noi provate per tracciarci una via ove non esistevano sentieri, ed ove la natura incomparabilmente rigogliosa e gagliarda ammonticchia sotto i pini colossali dell’immensa selva la gigantesca taquara (canna o bambù), le di cui reliquie, ammassate su quelle delle altre piante, formano insuperabile strame, suscettibile d’inghiottire e seppellire un individuo che incautamente vi affidasse il piede.
Molti dei compagni scoraggiavansi, alcuni disertarono, e fu mestieri riunirli ed energicamente imporre loro che meglio era manifestarsi apertamente sulla volontcà di accompagnarci, e che liberi si lasciavan coloro che volessero andarsene. Tale risoluzione fu efficacissima; da quel momento non vi furon più diserzioni, ed entrò là fiducia di salvezza. Il quinto giorno da quello del combattimento giungemmo all’entrata della piccada (sentiero tagliato nella selva e che conduceva a Lagos), ove incontrammo una casa, ed ove ci sfamammo macellando due bovi. Facemmo due prigionieri in detta casa, appartenenti allo stesso nemico che ci aveva battuti; seguimmo quindi per Lages, ove arrivammo in un giorno di pioggia.
Capitolo XXIV.
Soggiorno in Lages. — Discesa della Serra, e combattimento.
Il paese di Lages, che ci aveva festeggiati al nostro arrivo quando vittoriosi, aveva alla notizia dei nostro rovescio ai Coritibani voltato bandiera, ed alcuni