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58 primo periodo.

Dopo otto giorni dalla nostra partenza tornammo verso la Laguna. Io avevo un sinistro presentimento delle cose nostre in quelle parti; poichè prima di partire già si manifestava molto malcontento tra i Caterinensi verso di noi, e sapevasi l’avvicinarsi dalla parte di tramontana d’un forte corpo di truppe imperiali, comandate dal generale Andrea, famoso per la pacificazione del Para e per l’atroce sistema di repressione tenuto in quella provincia. All’altura di Santa Caterina, nel nostro ritorno verso la Laguna, incontrammo un patacìw da guerra nemico (specie di grande goletta quadrata a prora). Eravamo col Rio Fardo ed il Seival. La Cassapara si era staccata da noi, da varii giorni, in una oscura notte.

La scoperta del patacho fu fatta da prora, mentre con brezza forte veleggiavamo in poppa verso la Laguna di Santa Caterina. Il nemico incrociava apparentemente dall’isola dello stesso nome a levante, e lo scoprimmo colle mura a sinistra. Il patacho portava sette pezzi di artiglieria, ed era vero legno da guerra. Il Rio Fardo aveva un solo pezzo da nove nel mezzo, ed era una piccola goletta mercantile, senza nessuno dei requisiti belligeri. Comunque, conveniva far buona contenenza; e dopo d’aver segnalato alle prese, che erano tre, di dirigersi verso Imbituba, il Rio Fardo si diresse sul patacho sino a tiro di moschetto, orzò sulla sinistra, ed attaccò il nemico a cannonate.

Il patacho rispose bravamente; il combattimento però poco o nessun risultato poteva avere, a motivo del grosso mare. Essendo noi, il più delle volte, colla batteria di destra sott’acqua, sicchè il nemico, con molti tiri, appena potè forarci alcune vele.

L’esito del combattimento fu dunque la perdita di due sumache, una delle quali diè alla costa, e l’altra, spaventatosi il capitano di presa, ammainò la bandiera. Una sola presa fu salva, comandata da Ignazio Bilbao, prode ufficiale biscaino, ed approdò nel porto d’Imbituba, in nostro potere.