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capitolo decimosecondo. 35

l’esistenza di quei buoni e ne deteriorarono molto la condizione.

Con Rossetti partimmo verso il Rio Grande dopo un mese di soggiorno in Montevideo, e feci quel mio primo e lungo viaggio a cavallo, con grandissimo diletto.

Giungemmo a Piratinim, ove fui accolto vantaggiosamente dal governo della Repubblica del Rio Grande, stabilito provvisoriamente in codesto villaggio, per essere un punto centrale e fuori mano dalle scorrerie de’ nemici imperiali.

Nondimeno, il governo suddetto era stato già obbligato a metter gli archivi sui carri e seguire l’esercito repubblicano in campagna, dividendo coi militi i disagi ed i pericoli delle battaglie. Così operò il governo repubblicano degli Stati Uniti, quando Filadelfia capitale trovavasi minacciata dall’esercito inglese; e così devono operare quelle nazioni che preferiscono sacrifizi, disagi, privazioni, pericoli, all’umiliazione di diventar mancipi dello straniero.

Almeida, ministro delle finanze, mi fece gli onori dell’ospitalità, semplicemente, ma con molta grazia. Bento Gonçales, presidente della Repubblica e generale in capo dell’esercito, aveva marciato alla testa di una brigata di cavalleria, per combattere Silva Tavares, generale dell’impero del Brasile, che avendo passato il canale di San Gonçales infestava la parte orientale della provincia.

Piratinim, sede allora del governo repubblicano, è un piccolo villaggio, ma piacevole nella sua situazione alpestre. Capoluogo del dipartimento di quel nome, è attorniato da popolazioni bellicosissime e devotissime al sistema suddetto. Inoperoso in Piratinim, io chiesi di passare alla colonna d’operazione sul San Gonçales, e mi venne concesso.

Fui presentato a Bento Gonçales e ricevuto benone. Passai alcun tempo nel consorzio di quell’uomo straordinario, che natura avea veramente favorito delle sue doti predilette, ma che la fortuna contrariò quasi sempre per ventura dell’impero brasiliano.