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34 | primo periodo. |
interesse vilissimo, grazie all’israelitica educazione ricevuta nei nostri paesi.
L’interesse a cui accenno non è certo quella indispensabile economia, base del vivere onesto in tutte le condizioni, ove il cittadino, adattandosi alla propria condizione, bilancia la spesa sull’entrata, e potendo spender dieci, per esempio, spende solo otto, riserbandosi così sempre un residuo che non solo lo costituisce indipendente dal dominio altrui, ma procura a lui l’impareggiabile voluttà della beneficenza.
Non è forse il lusso, i depravati appetiti, il non sapersi conformare alla propria condizione e ad una vita sobria e laboriosa, che scaraventa a’ piedi dei potenti tanta massa di lussuriosi infingardi, e ne fa un semenzaio di birri, di spie, di malviventi d’ogni specie?
Il capitano Ventura mi trattò con una generosità cavalleresca, e venni con lui sino al Guassù, ove il Paranà sbocca nel Rio de la Plata. Là m’imbarcai per Montevideo con una balandra1 il di cui padrone era Pasquale Carbone, anche genovese, che pure trattommi egregiamente. Le fortune come le disgrazie capitano generalmente accoppiate, ed in tale circostanza dovevano succedersi le prime senza interruzione.
In Montevideo trovai una folla d’amici, tra cui primeggiavano Rossetti, Cuneo e Castellini; il primo di ritorno d’un viaggio al Rio Grande, ove era stato accolto con molto favore da tutti quei fieri repubblicani.
In Montevideo, però, continuava la proscrizione mia per l’affare avuto coi lancioni di codesta Repubblica, e fui obbligato di rimanermi nascosto in casa del mio amico Pesente, ove soggiornai un mese.
Lo stato mio di reclusione era abbellito dal concorso di tanti conosciuti Italiani, i quali in quei tempi prosperi per Montevideo, come pure in ogni tempo di pace, erano d’una amenità ed ospitalità degne di lode. La guerra, e massime l’ultimo assedio, amareggiarono
- ↑ Barco da fiume di mediocre grandezza.