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capitolo sesto. 435

sizioni settentrionali già accennate, ma di non assaltare, pensando di poter combinare l’attacco colle altre colonne che dovevano giungere a poca distanza di tempo. Ma lo slancio de’ volontari non potè trattenersi, ed invece di limitarsi ad occupare le posizioni suddette, essi si lanciarono all’assalto di porta San Rocco, affrontando un fuoco micidialissimo che da tutte le finestre del paese da quella parte li fulminava.

Essendomi allontanato dalla colonna del centro sulla sinistra per poter scoprire la colonna Frigezy, che doveva giungere da quella parte, io mi accorsi con pena e stupore dell’impegno in cui s’eran avventurati i bersaglieri genovesi per troppo coraggio. Quell’attacco prematuro ci costò una quantità di morti e feriti; valse peraltro a stabilire nelle case adiacenti a porta San Rocco alcune centinaia di volontari, che più tardi, sostenuti e coadiuvati da compagnie fresche d’altri corpi, poterono incendiare la porta suddetta; ciò che ci fruttò l’entrata e presa del paese. Tutto il 24 ottobre fu dunque occupato a cingere colle forze nostre la città di Monterotondo, e la guarnigione, composta di zuavi papalini, per la maggior parte armati d’eccellenti carabine e con due pezzi d’artiglieria, ci fulminava senza che si potesse rispondere dovutamente coi soliti nostri catenacci, trovandosi i nemici così al riparo da non poterne scoprire uno solo.

Monterotondo è dominato dal palazzo dei principi di Piombino, ed un giovine di quella famiglia militava con noi. Cotesto palazzo, o piuttosto castello, è spaziosissimo e fortissimo. Il nemico ne aveva fatto una fortezza con feritoie tutto attorno, ed un parapetto sulla piattaforma orientale ove teneva i due pezzi: uno da 12 e l’altro da 9. Tra i caduti all’attacco di porta San Rocco contavamo il prode maggiore Mosto, gravemente ferito; il capitano Uziel, mortalmente; il mio caro e buon Vigiani, che tanto avea contribuito alla mia liberazione da Caprera e a cui dovevo tante gentilezze, era morto! e con lui tanti altri valorosi!